SAN GIOVANNI DI DIO – Lettere dal cielo – 03 A PARTIRE DAL BAMBINO – Angelo Nocent

Happiness group children with their hands up isolated on white

 A PARTIRE DAL BAMBINO 


Per entrare nel Regno, bisogna passare per il bambino. Ma non sono tanto i bambini che devono imparare dai discepoli, quanto i discepoli che devono imparare dai bambini. Fratelli miei molto amati in Gesù Cristo, non sono io la vostra luce. Come Giovanni il Battista, sono passato nel mondo per dare testimonianza alla luce.   Di questo posso assicurarvi: che sono sempre rimasto un catecumeno e un fanciullo, il bambino di Oropesa. Proprio quello che a otto anni se n’è andato di casa , facendo perdere le tracce di sé.  E’ una delle  
stranezze della mia biografia e so che faticate a comprendere. Come i miei genitori, del resto, che poi sono morti di crepacuore. Non li ho più rivisti. Non è stato facile ed ho sofferto molto. Ma quando una voce chiama, una misteriosa nostalgia, più forte dei legami del sangue attrae, cosa può fare un bambino? Mettersi in viaggio, partire, seguire la sua stella…

Che mistero! direte.   Ma, se avrete un cuore di bambino, tutto si rischiarerà quando parleremo di Abramo, nostro Padre nella fede e della sua discendenza nei secoli.

Ammetto che “diventare bambini” sono parole che risuonano misteriose ma è chiaro che, secondo Gesù, i bambini sono una specie di metafora viva del Regno dei Cieli. 

«Lasciate che i bambini vengano da me; non impediteglielo, perché Dio dà il suo regno a quelli che sono come loro. Io vi assicuro: chi non l’accoglie come farebbe un bambino non vi entrerà»( Mc.10,14-15) 

Dire che bisogna accogliere il Regno di Dio come fossimo bambini, è come dire: Abbandona tuo padre e tua madre”. Può sembrare brutale, ma non è così. Il Signore Gesù impone a chiunque sia giunto all’età della ragione, anche se lo deve a suo padre, a sua madre, di abbandonarli e di ritrovare di fronte a Dio la stessa disponibilità totale che aveva verso i genitori quando era ancora al punto di partenza. 

Il Vangelo invita a vivere nei confronti di Gesù la fiducia offerta dal bambino ai genitori.  

Il bambino è la porta d’ingresso del Regno. E’ più importante quello che i discepoli possono imparare dai bambini. In altre parole, ci invita a ritrovare tutti i giorni, giorno dopo giorno, la nostra origine, il nostro focolare, la sorgente ingenua e vivace della prima infanzia.

Quando il Maestro dice: “Lasciate che i bambini vengano a me” è come se dicesse:

  • Non arrestateli verso un’esperienza che li chiama;

  • Abbiate fede nella vita che anima il loro richiamo;

  • Non contrastate il loro desiderio di autonomia;

  • Che ogni bambino possa arrivare a dire “IO” e non io-mia mamma, io-mio papà, io-il mio ragazzo, io-la mia ragazza, io-il mio gruppo, io-il mio superiore…Ma proprio “IO”. 

Questo vuol dire:

  • Coscienza di se stesso,

  • In prima persona,

  • Spiritualmente chiamato alla Verità che chiama,

  • Partecipe di Dio.

Al di là dell’avere, del sapere, del potere, i cui mezzi d’uso e di abuso sono insegnati dalla generazione adulta, esiste il desiderio di essere .

 Purtroppo, con tutte le buone intenzioni, i genitori dirigonoinfluenzano il desiderio dei figli e delle figlie.

  • Cristo invece non dirige, attira.

  • Cristo invece non ordina, chiama.

 Allora “Lasciateli venire a me” vuol dire che nel loro desiderio di venire troveranno la loro verità, l’itinerario da seguire. Vuol dire: “ non restate prigionieri del vostro desiderio dipendente dai genitori come quando eravate fisicamente immaturi “. 

Amore e sicurezza conosciuti presso padre e madre, adesso vanno ritrovati in Gesù. Ecco il senso, ecco il perché dell’invito ad ogni uomo a ritrovare il bambino che è il lui: per accogliere il Regno di Dio . Che è poi la condizione per vivere. (Mc.10,14-15)

 Adesso tutto è più chiaro: “Allora Gesù disse: «Ti ringrazio, Padre, Signore del cielo e della terra. Ti ringrazio perché hai nascosto queste cose ai grandi e ai sapienti e le hai fatte conoscere ai piccoli. Sì, Padre, così tu hai voluto».

E disse ancora: «Il Padre ha messo tutto nelle mie mani. Nessuno conosce il Figlio, se non il Padre. Nessuno conosce il Padre, se non il Figlio e quelli ai quali il Figlio lo fa conoscere. “( Mt. 11,25-26)

 E ancora: “ A voi Dio fa conoscere apertamente i misteri del suo regno, ma agli altri no” (Matt.13,11).  Fratelli miei, è dato ai piccoli, non hai sapienti. Questo è il senso.

 Volendo riassumere, possiamo concludere che:

  • Il bambino è la porta d’ingresso del Regno. Per entrare nel Regno, bisogna passare per il bambino.

  • Non sono tanto i bambini che devono imparare dai discepoli, quanto i discepoli dai bambini.

  • E’ assolutamente più importante quello che i discepoli possono imparare dai bambini.

 Intendiamoci, dicendo queste cose, dovete guardarvi da ogni retorica più o meno sdolcinata sui bambini, la loro innocenza, il loro candore; ma dovete guardarvi anche da una certa arroganza dell’intelligenza adulta, che semplicemente elimina quello che non capisce. Ora appunto il bambino è quello che l’adulto non capisce: è l’altro, il diverso, il mistero inerme ma indecifrabile.

 A PENSARCI BENE, CHE COS’E’ UN BAMBINO?

  •  Uno sguardo nuovo nel mondo e sul mondo.
  • Uno sguardo non ancora critico e non soltanto interrogativo.

  • Uno sguardo attonito, stupito. Lo stupore come preambolo della fede.

 Scusate per l’insistenza ma lo esige la fedeltà all’Evangelo.

Alla luce ditali considerazioni prende fisionomia il modello della catechesi cristiana. Essa non è in primo luogo catechesi al bambino ma catechesi a partire dal bambino. Attenzione, però! Non pensate subito al bambino dell’asilo. Pensate al bambino che è in voi, quello che ora mi sta tanto a cuore.

 Cosa vi pare di una revisione di vita a partire da una catechesi concepita non tanto come trasmissione di ciò che è risaputo, accertato, collaudato, consacrato, ma come ripensamento di tutto ciò che avete acquisito, a partire dal bambino, cioè a partire dall’inedito, dal non ancora svelato, dalla novità del Regno? Non è forse il metodo adottato dal Divino Maestro?

 Egli non trasforma i bambini in adulti (cioè gli uomini di domani in uomini di oggi), ma trasforma gli adulti in bambini (cioè gli uomini di oggi in uomini di domani).

 E’ chiaro che diventare bambini non significa diventare infantili: significa diventare oggi gli uomini di domani. Ma si può diventare oggi uomini di domani solo prendendo molto sul serio quello che siamo stati ieri. Amici miei, il mio non vuol essere un gioco di parole. E’ mia intenzione invece farvi recuperare la funzione della memoria individuale e collettiva.

 Perché fare memoria nel quinto centenario della mia nascita?

 Perché la memoria ha una funzione fondamentale come alimento della fede. Non a caso la Bibbia contiene innumerevoli esortazioni a ricordare: perché ciò che non è più ricordato è veramente ed irrimediabilmente passato, non ha più alcuna forma di attualità, è ormai inesistente, perduto.

Se fate attenzione, la mancanza di memoria è una delle grandi miserie dell’umanità: una società, una comunità è povera non perché non ha ma perché dimentica quello che ha. Questo vale anche per le Fraternità. Guardatevi attorno: mettere in memoria non è più una qualità umana, anzi una delle tipiche caratteristiche dell’uomo, ma la funzione primaria del computer. La conseguenza è fatale: un uomo sempre più smemorato finisce per essere sempre più disorientato.

 Colgo subito la vostra domanda: memorizzare che cosa? Che cosa tras-mettere, cioè appunto mettere in memoria? Vi aiuti lo Spirito del Signore Gesù a interfacciare il vostro con il Suo computer. E Maria, sua Madre. Ricordate? “ella non comprendeva ciò che Lui diceva ma conservava quelle sue parole e se le ripeteva dentro”.

 Ecco un adulto trasformato in bambino, una donna che si apre, stupita, e che mette in memoria!

 Dunque, memorizzare che cosa?

  • I materiali della fede, ossia la base materiale della fede.

Vieni_Spirito_Santo E qual è la base materiale della fede?

  • E’ la storia di Dio con l’uomo di cui la Bibbia è il paradigma fondamentale e normativo.

  • Quindi la catechesi come luogo di memorizzazione biblica:

  • la Bibbia è tutta una storia,

  • anzi una storia intessuta di tante storie;

  • La Bibbia è una storia dopo l’altra fino alla storia di Gesù che continua ancora oggi poiché egli è “lo stesso ieri, oggi ed in eterno” (Ebr 13.8)

 Se la catechesi non riesce a fare questo, ha fallito. Se ci riesce, ha raggiunto lo scopo. 

Ma accanto alle storie – che pure sono e restano la materia prima della fede – occorre trasmettere altri materiali: 

  • i canti: misteriosa forma dell’espressività umana e che abbondano nella Bibbia;

  • i sogni: Da quello di Giacobbe in avanti, quanti messaggi da parte di Dio! Sogni da raccontare e interpretare;

  • le visioni: quante visioni nella Bibbia, da qiella di Ezechiele fino a quella dell’Apocalisse! La visione come parola scolpita e già  realizzata;

  • i miracoli: quanti miracoli nella Bibbia! Tutta la storia raccontata è storia di miracoli. E non a caso. Perché il miracolo è forse l’espressione più appropriata della presenza e dell’azione di Dio:

  • il miracolo che spezza le leggi di ogni tipo,

  • che vince le necessità,

  • che sblocca le situazioni chiuse,

  • che dischiude un futuro ritenuto impossibile;

  • la possibilità dell’impossibile,

  • la vittoria della libertà sulla legge,

  • dell’inedito sullo scontato;

  • segno supremo di Dio nel mondo…

  • il miracolo è anch’esso una base materiale della fede.

 Fratelli miei molto amati,  c’è anche un secondo momento: il paradigma biblico che abbiamo sommariamente evocato, va innestato e intrecciato con il nostro mondo, la nostra realtà, il nostro quotidiano: la catechesi, scuola della memoria, deve anche essere, anzi deve necessariamente diventare sala di lettura: lettura della realtà, lettura del mondo a partire dal paradigma biblico.

 Badate bene: storie, canti, sogni, visioni, miracoli, – segnate e segnati dalla presenza di Dio – di questo è pieno anche il vostro mondo, anche la vostra storia. Guai se non avete occhi per vedere e orecchi per udire!

  • Saper leggere a Bibbia è bene,

  • ma saper leggere il mondo con la Bibbia è meglio.

  • Saper leggere la Bibbia è necessario, anzi indispensabile;

  • saper leggere il mondo con la Bibbia è ancor più necessario, anzi, ancor più indispensabile:

  • la catechesi come sala di lettura del mondo con la Bibbia.

 Le applicazioni per una Fraternità nel catecumenato della carità sono infinite. Se recepite queste indicazioni, le vostre parole, i vostri gesti quotidiani non saranno più gli stessi:

  • Cambierà lo stile di vita delle vostre Fraternità,

  • non per via delle leggi canoniche,

  • ma per mezzo dello Spirito che vi abita.

  • E cambieranno i rapporti con  l’uomo malato,

  • con l’operatore sanitario,

  • con la Chiesa locale,

  • con la Società che vi circonda.

Fateci caso: questa è la lezione che viene dalla nuova Pentecoste, manifestatasi con il Concilio Vaticano II. Invocata dai pontefici,e dalla Chiesa universale, essa ha segnato profondamente la vostra epoca ma non sempre le vostre Fraternità che, talvolta, si sono limitate a cogliere gli aspetti meno significativi del rinnovamento, proprio per la carenza di visione profetica.  

In questi ultimi anni sono stati beatificati o proclamati santi alcuni nostri fratelli: Riccardo, Benedetto, Giovanni Grande, i Martiri di Spagna…Di altri sono in corso i processi canonici. Di tanti altri fratelli santi non si farà pubblica memoria. Ma cos’è ciò che sta avvenendo se non l’antica profezia di Geremia? Infatti così dice il Signore:

Questa è l’alleanza che io concluderò con il popolo d’Israele dopo quei giorni: Io metterò la mia legge dentro di loro e la scriverò nel loro cuore. Allora io sarò il loro Dio ed essi saranno mio popolo. Nessuno dovrà più insegnare agli altri o dire al fratello: Cerca di conoscere il Signore. Perché mi conosceranno tutti, dal più piccolo fino al più grande. Io perdonerò le loro colpe e non mi ricorderò più dei loro peccati. Io, il Signore, lo prometto solennemente”.(Ger 31,33-34)

 Guardatevi intorno, la profezia è sotto il segno del già e non ancora, sotto il segno del provvisorio per voi, dell’incompiuto, del penultimo. Ma il non ancora è nel già della vostra fede, di quella dei vostri padri.

 Perciò, carissimi, fare Fraternità nel catecumenato della carità è necessario perché la perfezione non è ancora giunta. Quindi:

  • necessità della catechesi,
  • ma anche attesa viva del tempo in cui diventerà inutile, superflua. 

Cercate di bruciare i tempi dell’attesa nella implorazione assidua del tempo ultimo, il tempo della perfezione in cui le profezie saranno abolite, così pure il parlare in lingue ed anche la conoscenza, perché resterà solo l’amore. La catechesi sarà abolita. Ma l’amore no.  

Investite tutti i vostri talenti, perché la Fraternità nel catecumenato della carità è una scuola dell’amore, dove non si lavora, fatica e si studia solo per ciò che, pur importante, è solo provvisorio. Non sotterrate la benevolenza che Dio cospicuamente vi ha messo in mano come un patrimonio, una fortuna. Fruttificatela con nuovi  e incisivi gesti d’amore, perché vi sarà  un rendiconto. 

Lo so bene, fratelli: amare l’amore sembra fatica. E lo è, perché si mettono in azione i freni inibitori degli egoismi umani. Solo che la fatica passa, l’amore resta. Vi do la mia parola.

 concilio-vaticano secondo

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DESDE NIÑOSan Juan de Dios – RitrattoPer entrar en el Reino, tienes que ir a la bebé. Pero no tanto los niños que deben aprender de los discípulos que los discípulos deben aprender de los niños. Mis hermanos muy populares en Jesucristo, no soy tu luz. Como Juan el Bautista, entré en el mundo para dar testimonio de la luz. De esto puedo asegurar, que siempre he mantenido un catecúmeno y un niño, el niño Oropesa. Justo lo que a ocho años si se fue de casa para seguir la invitación de un peregrino organizada por mis padres para una noche. Y “uno de mis caprichos y sé que el trabajo que entienda. Al igual que ellos, por otra parte, que luego murió de un corazón roto. No he vuelto a ver. No fue fácil, y sufrí mucho. Pero cuando las llamadas de voz, un deseo misterioso, más fuerte los lazos de la sangre atrae, ¿qué puede hacer un niño? Para viajar, salir, seguir su estrella …¡Qué misterio! que usted dice. Pero, si usted tiene un corazón para los niños, le ilumine todo cuando hablamos de Abraham, nuestro padre en la fe y su descendencia para siempre.Tengo que reconocer que “para convertirse en hijos” son palabras que resuenan misterioso pero es evidente que, según Jesús, los niños son una especie de metáfora del reino de los cielos vivos.

“Dejad que los niños vengan a mí y no se lo impidáis, pues Dios da a su reino a los que son como ellos. Te aseguro que el que no lo aceptan como un niño, no entrará en él “(Mc.10 0,14-15)

Digamos que tenemos que recibir el Reino de Dios como si fuéramos niños, es como decir: “Dar a tu padre ya tu madre.” Puede sonar brutal, pero no lo es. El Señor Jesús dice que cualquiera que haya alcanzado la edad de la razón, aunque se lo debe a su padre, a su madre, a abandonarlos y buscar el rostro de Dios que tenía el mismo total disponibilidad para con sus padres cuando aún estaba en el punto de salida.

El Evangelio nos invita a vivir con Jesús la confianza ofrecida por el niño a los padres.

El niño es la puerta de entrada al Reino. It ‘s más importante que lo que los discípulos pueden aprender de los niños. En otras palabras, se nos invita a redescubrir cada día, día tras día, nuestro origen, nuestro hogar, la fuente ingenua y alegre de la primera infancia.

Cuando el Maestro dice: “Dejen que los niños vengan a mí”, como diciendo:

No cerrarlas a una experiencia que los llama;
Tener fe en la vida que anima su retirada;
No te resistas a su deseo de autonomía;
Que todos los niños pueden llegar a decir “yo” y no a mí, mi mamá, mi papá, yo, yo, mi novio, yo, mi novia, yo, mi grupo, yo, mi superior … Pero “I “.
 

Esto significa que:

Conciencia de sí mismo,
En primera persona,
Espiritualmente llamado la Verdad que llama,
Partícipe de Dios
Más allá de tener, del conocimiento, de la energía, lo que significa el uso y abuso son enseñados por la generación adulta, existe el deseo de ser.

 Por desgracia, con todas las buenas intenciones, los padres directos, influyen en el deseo de los hijos e hijas.

Pero Cristo no directa, que atrae.
Pero Cristo no ordena, llamada.
 Entonces, “Que vengan a mí” significa que en su deseo de llegar a encontrar su verdad, la ruta a seguir. Significa: “No quedan prisioneros de su deseo como dependiente de los padres cuando eran inmaduros físicamente.”

El amor y la seguridad conocida en el padre y la madre, que ahora se encuentran en Jesús es el camino, por eso la invitación a todos los hombres a redescubrir el niño que hay en él: para acoger el Reino de Dios. ¿Cuál es la condición para la vida. (Mc.10 0,14-15)

 Ahora todo es más claro: “Entonces Jesús dijo:” Yo te alabo, Padre, Señor del cielo y de la tierra. Te doy gracias porque has escondido estas cosas a los sabios y grandes y las has dado a conocer a los niños. Sí, Padre, así te quería “.

Y él dijo: “El Padre ha puesto todo en mis manos. Nadie conoce al Hijo sino el Padre. Nadie conoce al Padre sino el Hijo y aquel a quien el Hijo lo sabe. “(Mt 11:25-26)

 Y otra vez: “Dios da a conocer abiertamente a los misterios de su reino, pero los otros no lo hacen” (Mateo 13: 11). Mis hermanos, que se da a los pequeños, que no ha aprendido. Este es el significado.

 En resumen, se puede concluir que:

El niño es la puerta de entrada al Reino. Para entrar en el Reino, tienes que ir a la bebé.
No hay muchos niños que deben aprender de los discípulos, como los niños de los discípulos.
Lo ‘absolutamente más importante que lo que los discípulos pueden aprender de los niños.
 Eso sí, diciendo estas cosas, hay que tener cuidado con la retórica más o menos blanda en los niños, su inocencia, su candor, pero debe protegerse incluso de una cierta inteligencia adulta arrogancia, que simplemente elimine lo que no entiende. Ahora el niño es precisamente lo que el adulto no entiende: es el otro, el diferente, el misterio indefensos pero indescifrable.

 Pensándolo bien, ¿qué es un niño?

Los niños – mire al mundo

 Una mirada al pasado en el mundo y en el mundo.

Un aspecto aún no crítica, no sólo marca.
Una mirada sorprendido, asombrado. El asombro como el preámbulo de la fe.
 Perdón por la insistencia pero requiere fidelidad al Evangelio.

 A la luz de estas consideraciones fisonomía toma el modelo de la catequesis cristiana. No está en el primer lugar, pero la catequesis catequesis a los niños del niño. Tenga cuidado, sin embargo! No pienses directamente al niño de kinder. Piensa en el niño que hay en ti, lo que ahora tengo mucho en el corazón.

 ¿Qué piensa usted de una revisión de la vida de una catequesis concebida no tanto como la transmisión de lo que es conocido, probado, probado, consagrada, sino como un replanteamiento de todo lo que usted ha adquirido, por parte del niño, es decir, a partir de ‘ no publicado, de momento no revelado, por la novedad del Reino? ¿No es el método adoptado por el Divino Maestro?

 Él no transforma a los niños en adultos (es decir, los hombres del mañana en los hombres de hoy en día), pero a su vez los adultos a los niños (es decir, los hombres de hoy en día en los hombres del mañana).

 Niños – simples como bambiniE ‘se convierten en claro que los niños no se conviertan en medios de niño: que significa ser hoy los hombres del mañana. Pero puede llegar a ser hombres del mañana hoy simplemente tomar muy en serio lo que fuimos ayer. Mis amigos, mi no pretende ser un juego de palabras. Y “mi intención vez que se recupere la función de la memoria individual y colectiva.

 ¿Por qué, para conmemorar el quinto aniversario de mi nacimiento?

 Porque la memoria tiene un papel clave como un alimento de la fe. No es sorprendente que la Biblia contiene numerosas exhortaciones a recordar, porque lo que más se recuerda es verdaderamente e irrevocablemente pasado, y ya no tiene ningún tipo de eventos actuales, ahora es inexistente, perdido.

Si se presta atención, la falta de memoria es una de las grandes miserias de la humanidad: una sociedad, una comunidad no es pobre porque no se olvide, sino porque lo ha hecho. Esto también se aplica a la Fraternidad. Mira a tu alrededor: para guardar en la memoria ya no es una cualidad humana, de hecho una de las características típicas del hombre, pero la función principal del equipo. La consecuencia es fatal: un hombre cada vez más olvidadiza termina siendo cada vez más desorientado.

 Tomo inmediatamente a su pregunta: ¿qué tienda? Lo que trans-puesto, que se acaba de poner en la memoria? Le ayudará el Espíritu del Señor Jesús en la interfaz con el ordenador. Y María, su Madre. ¿Te acuerdas? “Ella no entendía lo que decía, pero mantuvo sus palabras y si se repite en el interior”

 Aquí se transforma en un hijo adulto, una mujer que se abre, sorprendido, y lo coloca en la memoria!

 Entonces, ¿qué tienda?

Las materias de la fe, que es la base material de la fe.

 ¿Y cuál es la base material de la fe?

Y ‘la historia de Dios con el hombre en la Biblia es el paradigma fundamental y marco regulador.
Así la catequesis bíblica como un lugar de almacenamiento:
la Biblia es una historia completa,
de hecho una historia entrelazada con tantas historias;
La Biblia es una historia tras otra hasta que la historia de Jesús continúa en la actualidad como lo es “el mismo ayer, hoy y por los siglos” (Hebreos 13:8)
 Si la catequesis no puede hacer esto, no lo consiguió. Si tiene éxito, logró su objetivo.

Pero además de las historias – a pesar de que son y siguen siendo la materia de la fe – necesitamos enviar otros materiales:

canciones: misteriosa forma de expresión humana y que abundan en la Biblia;
Sueños: De lo que Jacob adelante, cuántos mensajes de Dios! Sueños para contar e interpretar;
visiones: la cantidad de visiones en la Biblia, desde qiella de Ezequiel hasta el Apocalipsis! La visión como palabra tallada y ya ha hecho;
los milagros, cuántos milagros en la Biblia! Toda la historia es la historia de los milagros. No es casualidad. Debido a que el milagro es quizás la expresión más adecuada de la presencia y acción de Dios:
el milagro que rompe las leyes de todo tipo,
quien gane las necesidades,
que abre los saldos finales,
que da a conocer un futuro considerado imposible;
la posibilidad de lo imposible,
la victoria de la libertad en la ley,
hambre de descuento;
suprema señal de Dios en el mundo …
el milagro es también una base material de la fe.
 Mis hermanos muy popular, también hay una segunda vez: el paradigma bíblico que hemos mencionado brevemente, se activa y entrelazado con nuestro mundo, nuestra realidad, nuestra vida cotidiana: la catequesis, la memoria de la escuela, sino que también debe ser, y debe convertirse necesariamente la sala de lectura: la lectura de la realidad, la comprensión del mundo desde el paradigma bíblico.

 Eso sí: cuentos, canciones, sueños, visiones, milagros, – marcado y marcado por la presencia de Dios – este es tu mundo demasiado lleno, incluso su historia. Problemas si usted no tiene ojos para ver y oídos para oír!

Saber leer en la Biblia es bueno,
pero saber cómo leer la Biblia con los mejores del mundo.
Saber leer la Biblia es necesario, e incluso indispensable;
saber leer la Biblia con el mundo es aún más necesario, en efecto, aún más esencial:
la catequesis como una sala de lectura en el mundo con la Biblia.
 La solicitud de una fraternidad en el catecumenado de la caridad son infinitas. Si se adopta, estas direcciones, sus palabras, su rutina diaria nunca será el mismo:

Se va a cambiar el estilo de vida de la fraternidad,
no por el derecho canónico,
sino por el Espíritu que vive allí.
Se va a cambiar la relación con el enfermo,
con el cuidado de la salud,
con la Iglesia local,
con la sociedad que le rodea.
 

Piense en esto: esta es la lección que proviene de la nueva Pentecostés, que se manifiesta por el Concilio Vaticano II. Se invoca por los Papas y la Iglesia universal, que ha influido profundamente en su edad, pero no siempre sus fraternidades que a veces simplemente se aferran a la renovación de menor valor, debido a la falta de visión profética.

En los últimos años se han proclamado santos beatificados o algunos de nuestros hermanos: Richard, Benedetto, Juan Grande, los mártires de España … Por supuesto que otros están en el proceso canónico. Muchos otros hermanos santos no serán la memoria pública. Pero ¿y si lo que está sucediendo no es la antigua profecía de Jeremías? Porque así ha dicho Jehová el Señor:

“Este es el pacto que haré con la casa de Israel después de aquellos días, voy a poner mi ley en su interior y la escribiré en su corazón. Entonces yo seré su Dios y ellos serán mi pueblo. Ya no tienen que enseñar a otros o decir a su hermano: Llegar a conocer al Señor. ¿Por qué todos me conocerán, desde el más pequeño hasta el más grande. Porque perdonaré sus pecados, y no me acordaré más de su pecado. Yo, el Señor, juro solemnemente. “(Jer 31,33-34)

 Mira a tu alrededor, la profecía está bajo el signo de la todavía y ya no es así, bajo el signo de la provisional para usted, lo incompleto, la penúltima. Pero todavía no está ya en la fe, la de sus padres.

 Por lo cual, oh amados, hacer la fraternidad en el catecumenado de la caridad es necesaria porque la perfección no ha llegado todavía. Entonces:

necesitan de la catequesis,
sino también el tiempo de espera viva en la que se convertirá en inútil, superfluo.
Intente grabar tiempos de espera en la oración asidua a la última vez, el momento de la perfección en el que las profecías se acaben, así como hablar en lenguas y también de conocimiento, porque sólo el amor permanecerá. Se abolió la Catequesis. Pero el amor no es.

Invertir todos sus talentos, por lo que la fraternidad en el catecumenado de la caridad es una escuela de amor, en el que no trabaja, el esfuerzo, y sólo para lo que estudia, aunque importante, es sólo temporal. No enterrada visible benevolencia que Dios ha plantado en la mano como una fortuna, una fortuna. Fruttificatela con nuevos e incisivo gestos de amor, ya que habrá un comunicado.

Lo sé, hermanos, amor amor parece a la fatiga. Y lo es, porque se ponen en acción las inhibiciones del egoísmo humano. Sólo los pases fatiga, el amor permanece. Te doy mi palabra.