TRE LETTERE DI SAN GIOVANNI D’AVILA A SAN GIOVANNI DI DIO

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3 LETTERE  DI SAN GIOVANNI D’AVILA A SAN GIOVANNI DI DIO 

Lettera prima 

  1. Mi avete dato molto conforto con l’aver ben osservato quanto avevamo concordato voi ed io circa l’obbedire a Padre Portillo nell’amministrazione dei poveri;
  2. e se voi faceste sempre così, vivreste con maggior consolazione, ed io pure;
  3. perché ho gran paura che v’inganni il diavolo, procedendo di vostra testa;
  4. ché quando non può sopraffare uno facendogli compiere opere cattive, ci riesce facendogli compiere disordinatamente le buone;
  5. e ciò che non ha ordine, non può durare, e subito si dividono gli uni contro gli altri, volendo uno tirar da una parte e altri dall’altra;
  6. e il Signore disse nel Vangelo che ogni regno diviso sarà distrutto.
  7. Pertanto, fratello, abbiate gran cura di sottomettervi al parere altrui, e non v’ingannerà il diavolo; perché il Santo dice che l’uomo che crede a se stesso non ha bisogno che il demonio lo tenti, essendo lui stesso demonio per sé;
  8. e sebbene vi sembri buono quello che fate, sappiate che il diavolo mette tranelli nel bene come nel male, e benché l’inizio sembri procedere con buona guida, alla fine tutto crolla, e fa sorgere contese e altri peccati, e scopre il tranello che aveva preparato a chi era poco saggio.
  9.  Vi prego, fratello, ancora una volta per amore di nostro Signore, che mi facciate questa carità, di prendere adesso gli stessi accordi e l’obbedienza fino a che nostro Signore disponga che io venga costì, o che voi veniate a vedermi dove io mi trovassi;
  10. perché quando io mi trovo dove voi state, non m’importa molto anche se sbandate un poco;
  11. ma è nella lontananza che devono mostrarsi gli amici e i figli obbedienti ai loro genitori;
  12. e devono stare attenti a non fare cosa alcuna che dia loro dispiacere quando vengono a saperlo, ma vivere così bene che quando si vedano si rallegrino in nostro Signore.
  13. E poiché nostro Signore volle che io avessi cura di voi, ad egli ci unì nella fraternità e nell’amore, diventiamo una cosa sola, e vedrete come fugge il demonio, e lo vinceremo con l’aiuto di Gesù Cristo:
  14. ché il demonio si dà da fare appunto per togliere questa obbedienza e pace, come fa il lupo per uccidere la pecora, che prima fa in modo di isolarla dalla compagnia delle altre e quand’è sola subito se ne impossessa.
  15. Non crediate all’ingannatore, ma a nostro Signore Gesù Cristo, che è molto amico dell’obbedienza, e fu sottomesso a nostra Signora e a San Giuseppe; e ciò per darci l’esempio;
  16. che se lui, che sapeva tanto, obbediva a quellu che erano meno di lui, così noi ci obbediamo e sottomettiamo a vicenda per suo amore. 
  17. E badate bene che le donne che prendete per servire Dio vi sono di grande impedimento e spesa, e sarebbe meglio non doverle tenere in custodia, ma maritarle presto o collocarle a sevizio presso signore, ché diversamente si perderebbero e rovinerebbero tutto; e quelli che sapete essere pettegoli non li tollerate in vostra compagnia, ché finirebbero per diffamare l’ospedale:
  18. ché se vi sembrasse mancanza di carità cacciare qualcuno, v’ingannate, perché a volte per non far cosa sgradita a uno mandate in rovina molti;
  19. e quando un membro è marcio, (bisogna) tagliarlo affinché non si perda l’uomo intero;
  20. e se per compassione qualcuno non volesse tagliare quella parte marcia, non si tratterebbe di compassione, ma di gran crudeltà;
  21. perché per non ferire una parte ucciderebbe tutto l’uomo.
  22.  Sicché, fratello, qualche volta è necessario rifiutare qualcosa che ci si chiede e cacciare chi non è buono per il bene dell’Ospedale, e altre cose del genere, che voi non sapete;
  23. e quando voleste guidarvi con il vostro giudizio, sbagliereste e poi Dio vi castigherebbe, anche se pensate di servirlo, perché Dio non vi ha chiamato per governare, ma per essere governato, e perciò non lo servite se non quando obbedite;
  24. e allora non assumete alcuna responsabilità, perché egli non vi chiederà conto di quanto avete fatto per consiglio altrui;
  25. e se mi volete bene e mi obbedite, vi assegno in mio luogo il Padre Portillo, e quel che lui vi dirà ve lo dico io, e quello che tratterete con lui sarà come se lo trattaste con me, e ciò fino a quando Dio vorrà che ci vediamo.
  26. Cristo vi tenga sempre per mano. Amen.
  27. E pregatelo per me, che altrettanto io faccio per voi.

 San Giovanni d'Avila

LETTERA SECONDA 

Ho ricevuto la vostra lettera, – gli risponde il suo direttore – e non desidero che mi diciate di non meritare che vi riconosca come figlio, perché siete cattivo, poiché per la stessa ragione io non meriterei d’essere vostro Padre, in quanto sono pia cattivo di voi e quindi già degno d’essere disprezzato. Pure, il Signore ci tiene per suoi, benché siamo tanto deboli; ecco perché dobbiamo imparare ad essere misericordiosi gli uni verso gli altri ed a sopportarci con carità, come egli fa con noi. 

Fratello mio, ci tengo molto: rendete un conto esatto a Nostro Signore di tutto ciò che vi ha dato, poiché il servo buono e leale deve guadagnare cinque talenti con gli altri cinque che gli sono stati consegnati… Fate ciò che vi ordineranno, senza dimenticare voi stesso. Vi servirebbe poco l’aver tratto tutti gli altri dal fango, se ci rimaneste voi stesso. E’ per questo che vi esorto di nuovo a riservarvi un po’ di tempo per pregare il Signore, per ascoltare tutti i giorni la Messa e, la domenica, la predica; in ogni caso astenetevi dal trattare molto con le donne: sapete bene che esse servono al diavolo come trappola per far cadere i servi di Dio. 

Voi sapete come David peccò per averne guardata una. Suo figlio Salomone peccò per amore di molte e perse talmente il buon senso che collocò degli idoli nel tempio del Signore. E poiché noi siamo molto più deboli di loro, guardiamoci dal cadere. Profittiamo della lezione. Non dobbiamo ingannarci, dicendo che desideriamo loro essere utili, poiché, sotto i buoni desideri, si trovano i pericoli quando manchiamo di prudenza, e Dio non vuole che io procuri il bene altrui a spese della mia anima. 

A proposito delle necessità di cui mi parlate, ve l’ho già scritto: ce ne sono ovunque, e quando ci mettiamo a chiedere ci viene risposto: «E’ già un grave compito provvedere alle necessità del vicinato».

Pensavo che il duca di Sessa vi avesse mandato un regalo, giacché dicevano che l’avevate pregato. Se non vi ha mandato niente, chiedeteglielo nuovamente e ve lo manderà giacché vi ama molto a causa della vostra dedizione ai poveri…

Mi rallegro della carità che avete trovato nella casa di cui mi parlate… Abbiate sempre una ferma fiducia in Gesù Cristo, affinché Egli vi colmi delle sue grazie, e vigilate per non concedere al demonio la gioia di farvi cadere nel peccato e che Dio, vedendo la vostra penitenza per il passato ed il desiderio di comportarvi sempre meglio per il futuro, vi conduca per mezzo del suo Spirito Santo! Amen.

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LETTERA TERZA 

Ho ricevuto la vostra lettera. Non crediate che la sua lunghezza mi irriti; per chi ama molto, nessuna lettera può sembrare lunga. Rendetevi intanto tale che io sia soddisfatto delle vostre notizie e se volete non affliggermi, sforzatevi di operare bene. E’ con gli atti e non con le parole che si testimonia l’affetto. Considerate, fratello mio, quanto sono costate a Nostro Signore le grazie che vi ha accordato e quale cura dovete avere di una gemma acquistata a prezzo del suo sangue. 

Cosa sarebbe dunque se lasciaste calpestare dai porci questa perla che Lui vi ha dato per rendervi simile agli angeli? Cosa sarebbe se perdeste questa bellezza di cui ha ornato la vostra anima per renderla più piacevole e più bella del sole stesso? Piuttosto morire che essere sleale verso Nostro Signore!

 

Ma per restare fedele, bisogna mostrarsi prudente, come ha detto Nostro Signore perché, per mancanza di prudenza, l’uomo commette mille infrazioni che dispiacciono a Nostro Signore e Lo obbligano a castigarlo. Cosi, un solo errore deve servire da lezione per la vita. Un cane bastonato non ci ritorna due volte, né un uccello nella gabbia da cui è scappato. I saggi traggono vantaggio dagli errori degli altri e gli stolti dai propri. Che diremo di coloro che non si correggono dopo averne commessi molti? Essi meritano l’abbandono del Signore e la propria perdizione. 

Chi ha ricevuto dei doni da Dio è tenuto a stare attento ed a lavorare per la Sua gloria, perché Egli l’ha strappato all’inferno e gli ha dato la sicurezza del cielo. Più andiamo avanti nella vita e più dobbiamo sforzarci di diventare migliori; perché poco ci servirebbe aver bene iniziato, se finiamo male. Che serve ad un cacciatore l’aver preso un uccello con molta fatica, se poi lo lascia fuggire per ‘non più rivederlo?

 Nostro Signore è più offeso nel vedere che un’ani­ma, acquistata e purificata da Lui, lo abbandona per darsi al demonio, che degli errori di tante altre, che non gli appartengono. Del pari, il demonio si rallegra maggiormente di guadagnare delle anime ferventi, che di dominare sulle cattive di sempre. Così, fratello mio, dobbiamo avere gli occhi volti verso lo stendardo del­la Croce, per non dare questo dispiacere a Nostro Si­gnore e questo piacere al demonio di abbandonare la strada che abbiamo cominciato a seguire e della quale ci resta tanto poco da percorrere.

Implorate di tutto cuore Nostro Signore, non dimen­ticate di pregare e di ascoltare la messa; ve ne troverete bene. Osservate dove mettete i piedi per assistere gli altri senza danneggiarvi. Che la vostra anima non ces­si di nutrirsi, perché se camminate affamato, scorag­giato e malato, a che vi servirà tutto il bene prodigato agli altri? Nostro Signore ci ha detto infatti: « Che serve all’uomo guadagnare l’universo se perde la sua anima?)? (Mt. 16, 26). 

Non piacerete mai tanto a Dio quanto conservando la vostra anima pura n sua presenza, e la più grande opera di misericordia da compiere è di conservare la vostra anima benaccetta a sua Maestà. Così, vegliate e pregate secondo la parola di Gesù Cristo, per eludere le sorprese del demonio: egli ci tende mille tranelli per farci cadere.

Il progetto di recarvi a Corte per chiedere l’elemosina ai signori di Castiglia, allo scopo di non indebitarvi qui, mi sembra eccellente. Ma state attento, là e altrove, a servire Nostro Signore al fine di possedere un giorno la gloria, per la quale vi ha creato. Che Egli sia sempre il vostro sostegno e la vostra forza! Amen. 

Quel personaggio disposto a pagare i vostri debiti ed a rendervi cosi libero per un altro compito, doveva essere il demonio sotto forma umana. Cercava di ingannarvi e di persuadervi che potevate, senza offendere Dio, abbandonare la strada per la quale egli vi ha chiamato. Non per nulla san Paolo ha detto: « Che ciascuno resti fedele alla chiamata che ha ricevuto da Dio! » (Ef. 4, 1). Se Dio vuole che lo serva come cameriere, il voler guardare i maiali sarebbe un peccare contro di lui. Dovrei renderGli conto di tutto ciò che avrei potuto guadagnare in quell’altra occupazione. 

Cosi, fratello mio, se un essere risplendente, che si definisce angelo di Dio, vi apparisse ed ordinasse di rinunciare alla vostra abituale occupazione, ritorcetegli che è un demonio e che non volete per nessun conto abbandonare la strada su cui Dio vi ha posto, poiché il Vangelo ce lo insegna: « Chi persevererà fino alla fine sarà salvo » (Mt. 24, 13). Leggete e rileggete questo versetto e che Dio vi guardi da ogni male. Amen. 

Per il momento non ho abiti da inviarvi, ma dirò delle messe per voi: esse vi copriranno meglio.

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