BENEDETTO MENNI IL SANTO DELLA CROCE ROSSA – Giuseppe Magliozzi o.h.

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Da 10 anni la CROCE ROSSA

 vanta tra i suoi un Santo

Fra Giuseppe Magliozzi o.h.Giuseppe Magliozzi o.h

Ricorre quest’oggi il decimo anniversario della Canonizzazione del nostro confratello San Benedetto Menni, (1841-1914) che fu tra i pionieri della Croce Rossa e finora l’unico tra i suoi membri attivi che sia asceso agli onori degli altari.

  Nell’articolo che gli dedicai lo scorso giugno1 già diedi un cenno molto rapido al suo triennio come volontario della Croce Rossa in Spagna durante la III Guerra Carlista2, ma merita ora tornare con maggior dettaglio su questa luminosa e poco nota pagina della sua vita, alla quale furono dedicati solo succinti cenni in alcune antiche pubblicazioni spagnole3, che tra l’altro non offrono neppure una lista corretta e completa del nutrito manipolo di Confratelli stranieri e spagnoli che accompagnarono Menni come volontari della Croce Rossa nella suddetta guerra; lista comunque non ricavabile neanche dall’ampia documentazione esistente su Menni nei nostri archivi spagnoli, interamente trascritta a suo tempo da fra Juan Ciudad Gómez in copia ufficiale per il Processo di Canonizzazione e quindi consultabile anche a Roma.

  Per comprendere come mai i nostri archivi spagnoli siano così poveri di dati su questo specifico argomento, va considerato che anche se Menni, grazie all’esperienza del periodo trascorso a Roma come segretario particolare del Superiore Generale, seppe distinguersi per zelo nel conservare documentazione dei suoi atti ufficiali, tuttavia egli poté cominciare ad organizzare l’Archivio della nascente Provincia Spagnola solo a partire dal 1876, vale a dire dopo la conclusione della sua permanenza sui campi di battaglia, dove c’erano ben altre ovvie priorità che l’assillavano.

  Va inoltre detto che, anche a guerra finita, mai a Menni venne voglia di raccogliere dati sugli anni trascorsi al fronte, anzi al contrario preferì mettervi una pietra sopra, tant’è vero che se controlliamo nei quattro successivi decenni il suo abbondantissimo epistolario, rarissimamente vi affiora qualche vago accenno4, probabilmente per un atteggiamento di prudenza al cospetto della diffusa animosità5 non solo contro gli autentici carlisti, ma anche contro chiunque in qualsiasi modo aveva avuto rapporti con loro e quindi anche chi, come lui, ne aveva assistito i feriti, non importa se sotto la bandiera limpidamente neutrale della Croce Rossa.

  Per trovare qualche piccolo dato in più non ho avuto altra strada che cercare qualche casuale riferimento nella stampa spagnola del tempo e negli archivi di altre Province dell’Ordine ed in quello della Congregazione da lui fondata delle Suore Ospedaliere del Sacro Cuore di Gesù.

  Spero proprio che questo mio tentativo stimoli altrui più estese ricerche, poiché ritengo che se, ben a ragione, lo stimolo rappresentato dall’avvenuta Canonizzazione, ufficialmente additante a modello dei fedeli la figura morale di Menni, abbia in questi dieci anni spinto a studiare soprattutto la sua fisionomia spirituale ed il suo carisma di Fondatore di nuove Case ed Istituti e di Riformatore del nostro Ordine, sia però ormai venuto il tempo di mettere a fuoco anche altri aspetti della sua poliedrica personalità, come ad esempio il suo apporto professionale in campo sanitario, che finora è stato discretamente studiato nell’ambito della riforma psichiatrica6, molto meno in quello della lotta alle epidemie7 e quasi per nulla in quello dell’assistenza ai feriti di guerra8.

San Benedetto Menni -  Stampa coeva di don Carlos in visita ai feriti dell’Ospedale di Irache, scortato da Menni e da una suora vincenziana.

  L’impegno di Menni nell’assistenza ai feriti di guerra non fu casuale anzi, come abbiamo visto nel precedente articolo, si ricollega al primo germogliare della sua vocazione ospedaliera, che egli avvertì al prodigarsi per i feriti della Battaglia di Magenta. Non per nulla i Superiori, quando l’ammisero in Noviziato, notando lo zelo con cui prima d’entrare in Convento s’era acquistato come corredo una borsetta di ferri chirurgici, vollero dargli da religioso il nome di fra Benedetto, in omaggio al loro maggior chirurgo di quei tempi, fra Benedetto Nappi. Anche se non arrivò alle vette professionali di quel modello, Menni però acquisì presto, specie mentr’era di Comunità nell’Ospedale di Lodi, una notevole perizia negli interventi di piccola chirurgia9.

  Fu proprio questa sua padronanza professionale, oltre ovviamente al grandissimo desiderio di poter rimettere piede in Spagna, che lo spinse ad offrirsi come volontario della Croce Rossa quando a Marsiglia nella primavera del 1873 ebbe modo d’incontrarsi con il dr. Nicasio Landa10, un medico militare che era stato il pioniere della Croce Rossa in Spagna, aprendovi il 5 luglio 1864 la prima Sezione nella sua città nativa di Pamplona11. Quando nel 1870 era scoppiata la guerra franco-prussiana, la Croce Rossa Spagnola aveva inviato un suo contingente e Landa personalmente era andato ad assistere i prigionieri francesi nell’ospedale di Karlsruhe, meritandovi la Croce di bronzo di soccorso ai feriti di Francia. Probabilmente fu allora che Landa conobbe i Fatebenefratelli, tenuto conto che su entrambi i fronti di guerra si prodigarono, sia in prima linea raccogliendo i feriti, sia assistendoli poi negli ospedali, vari nostri confratelli, appartenenti rispettivamente alla Provincia Bavarese12 ed alla Provincia Francese13. Quando nel 1872 iniziò in Spagna la guerra civile carlista, Landa era Capo di Sanità dell’esercito nazionale e grazie a lui, immediatamente prodigatosi nel maggio 1872 con i feriti carlisti della battaglia di Oroquieta, la Croce Rossa, che era stata creata per intervenire nelle guerre internazionali, venne da allora estesa anche ai conflitti civili14.

  Riguardo alle ragioni del momentaneo esilio di Menni in Francia, va ricordato che a Barcellona, dopo la proclamazione della Repubblica nel febbraio 1873, c’erano stati vari tumulti contro i cattolici, accusati di parteggiare per i carlisti, e Menni, che pur non s’immischiava di politica, rischiò ripetutamente d’essere linciato per il solo fatto d’esser prete15 e gli venne in ultimo intimato dalle Autorità Civili di abbandonare il suolo spagnolo. Egli fu così costretto ad imbarcarsi assieme a quattro suoi Confratelli spagnoli16 per Marsiglia, dove giunse il 6 aprile 1873, accoltovi fraternamente dai Confratelli del nostro Ospedale di San Bartolomeo. Ma il suo cuore era in Spagna ed appena incontrò Landa fu ben felice di cogliere l’occasione che questi gli offrì di potervi rimettere piede come volontario della Croce Rossa ed ancor più felice di poter ripetere al fronte l’indimenticabile esperienza del 1859 a Milano con i feriti della battaglia di Magenta.

  Fra Luciano del Pozo nel riferire l’incontro a Marsiglia di Menni con Landa, annota17 che questi, “non potendo essi partire assieme per Pamplona, dov’era diretto, gli dette disposizione di rimanere a Marsiglia fin quando avesse ricevuto l’opportuno salvacondotto”. L’impossibilità di Menni a partire seduta stante con Landa dipese non solo dal fatto che egli necessitava consultare previamente il suo Superiore Generale, fra Giovanni Maria Alfieri, ma anche dalle obiettive difficoltà, in quanto sacerdote, di inserirsi nelle unità della Croce Rossa che Landa coordinava nell’ambito dell’esercito nazionale del nord.

  Non si trattava di difficoltà normative. Infatti, secondo il Regolamento Nazionale approvato il 21 novembre 1870, la Croce Rossa Spagnola ogni volta che occorreva affrontare specifiche emergenze, poteva liberamente accettare soci attivi, che venivano arruolati sia a titolo di volontariato e pertanto denominati “Fratelli nella carità”, sia a titolo rimunerativo e pertanto denominati “Fratelli nell’ufficio”. E v’è di più: per l’arruolamento dei “Fratelli nella carità” venivano preferiti i religiosi ospedalieri, tra i quali l’art. 88 del Regolamento citava esplicitamente i Fatebenefratelli.

  Le difficoltà nascevano invece sia dall’acceso clima anticlericale che considerava ogni prete come un sostenitore ed una spia dei carlisti, sia dalla scarsa possibilità di validamente contrapporvi la neutralità della Croce Rossa, concetto che faceva fatica ad essere accettato in ogni luogo18. Non volendo creare situazioni di conflitto intorno alla persona di Menni, Landa esitò a lungo su dove poterlo concretamente inviare, anche se appena tornato a Pamplona gli spedì in data 20 giugno 1873, nella sua veste di Ispettore Generale della Croce Rossa Spagnola, la seguente credenziale ufficiale19 per lui e per altri suoi Confratelli che avessero voluto seguirlo:

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  CERTIFICO: che in considerazione della caritatevole offerta di arruolarsi nel Soccorso volontario ai Feriti che ha voluto presentarmi il Reverendo Padre Fra Benedetto Menni, Direttore dell’Ospizio dell’Ordine di San Giovanni di Dio per Orfani scrofolosi20 sito fuori della città di Barcellona21, ed in virtù dell’art. 88 del Regolamento della Croce Rossa, che riconosce come Fratelli nella Carità i Padri di San Giovanni di Dio, resta autorizzato il suddetto Signore e tutti i suoi Coadiutori del medesimo Ordine religioso e ospedaliero, ad usare sul proprio abito le insegne della Croce Rossa e ad inalberare la bandiera della medesima nell’edificio in cui insediassero ospedale per feriti di guerra o infermi della medesima provenienza.

  Menni ne scrisse ad Alfieri e decise di tornare segretamente a Barcellona sia per portare soccorso ed incoraggiamento ai Confratelli che v’erano rimasti, sia per verificare se la credenziale della Croce Rossa poteva davvero permettergli di prendere qualche iniziativa per le vittime della guerra. Purtroppo il clima si rilevò non ancora propizio, anzi la notte del 12 luglio vi fu un’irruzione notturna di miliziani nel suo Ospizio di Barcellona e Menni, dopo aver ferventemente invocato l’aiuto di Nostra Signora del Sacro Cuore di Gesù, riuscì per puro miracolo ad ammansire i facinorosi venuti a trascinarselo via come spia carlista22. Ma obbedendo a giusta prudenza, se ne tornò a Marsiglia, da dove informò Alfieri dello scampato pericolo e gli prospettò due nuovi progetti, assai meno rischiosi.

  Il primo era di prendere in affidamento un Ospedaletto a Tangeri, sulla costa marocchina, ben collegato con la vicina Andalusia e con buone possibilità d’essere riconosciuti come missionari dal Governo Spagnolo23; il secondo era di verificare col vescovo di Gibilterra la possibilità di aprire un Ospedale in questa roccaforte, che è geograficamente spagnola, ma sotto dominio inglese.

  Ottenuto il consenso di Alfieri per un viaggio esplorativo, Menni s’imbarcò a Marsiglia, giungendo a Tangeri ai primi di settembre e sperimentandovi ancora una volta l’odio anticlericale: mentre i passeggeri percorrevano una passerella per passare dalla nave ad una lancia che doveva accompagnarli al molo, un esagitato mangiapreti spagnolo con uno spintone lo fece cadere in acqua, sperando che v’affogasse. Ma Menni era un buon nuotatore24 e riuscì, nonostante l’impaccio dell’abito talare, a raggiungere nuotando il molo, dove magnanimamente rifiutò di denunciare l’energumeno.

  Il progetto di Tangeri gli parve davvero attraente e da Gibilterra, dove si recò subito dopo, ne scrisse entusiasta ad Alfieri, sperando d’ottenerne il consenso. Il 12 settembre scrisse anche a Landa, ragguagliandolo dei terribili momenti vissuti in luglio a Barcellona. Alfieri con lettera del 9 settembre 1873 manifestò invece perplessità su quei progetti fuori dei confini territoriali spagnoli e pertanto ordinò a Menni di tornare in Francia. Questi s’imbarcò il 26 da Gibilterra ed il 29 era già di nuovo a Marsiglia.

  Landa nel frattempo gli scrisse all’indirizzo di Gibilterra una lettera25 in data 23 settembre 1873 nella quale si scusava del ritardo nel rispondergli, avendo per via dell’assedio della città ricevuto la lettera da Gibilterra solo la sera prima, e gli esprimeva il proprio dispiacere “che il livore delle passioni politiche non avesse rispettato in lui l’uomo benefico che aveva fondato un ospizio per un gruppo di esseri tra i più invalidi, mirando a convertire in robusti lavoratori i fanciulli con rachitismo e scrofolosi che senza tale aiuto sarebbero inadatti a qualsiasi lavoro. Dio lo ha protetto e di ciò rendo grazie e mi felicito con lei”.

  Alla lettera Landa accluse la seguente nuova credenziale26, datata 23 settembre 1873 e nella quale non si faceva più riferimento all’attività in Barcellona, il che avrebbe facilitato l’inserimento in unità della Croce Rossa operanti nell’ambito dell’esercito carlista, notoriamente più che ben disposto con i sacerdoti:

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  CERTIFICO: che accettando la generosa e spontanea offerta che ha voluto presentarmi il Reverendo Padre Fra Benedetto Menni, Sacerdote dell’Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio, di arruolarsi nel Soccorso dei Feriti senza distinzione della loro provenienza, ed usando le facoltà concessemi dalla Veneranda Assemblea, ho autorizzato il detto Reverendo Padre affinché possa usare ed usi le insegne dell’Associazione (bracciale bianco con Croce Rossa27, pettorale bianco con Croce Rossa e similmente la bandiera) che gli conferiscono tutti i diritti e gli impongono tutti i doveri della Neutralità, fiducioso che egli si avvarrà sempre della propria limpida Carità a pro’ dei Feriti e ad onore della Croce Rossa.

  La lettera, inviata all’indirizzo di Gibilterra, ci mise ovviamente molto tempo prima d’essergli recapitata a Marsiglia, da cui Menni poté perciò rispondervi solo in data 11 novembre 1873, ipotizzando un inserimento ospedaliero non solo in Reparti per feriti, ma eventualmente anche in Reparti di Medicina Generale o di Psichiatria28:

  Ho ricevuto qui, con grandissimo ritardo per esser stato di viaggio, la pregiata sua del 23 settembre che mi inviò a Gibilterra, con allegatavi la credenziale della Croce Rossa, del che tengo ad esprimerle il mio più vivo ringraziamento.

  Attualmente mi trovo qui dove abbiamo un Istituto che accoglie oltre 400 anziani poveri. Sono con me sei confratelli spagnoli29, poiché abbiamo ridotto quanto più possibile il servizio nell’Ospizio per scrofolosi in Gracia30. Pertanto, nell’eventualità che potessimo riuscir utili in qualche ospedale chirurgico o medico o psichiatrico, lei me lo potrebbe comunicare ed io ne informerei il nostro Superiore Generale poiché, premesso che i Religiosi non corrano rischi, mi sembra che sarebbe un piacere contribuire ad alleviare le disgrazie di questa guerra o qualsiasi altra disgrazia.

  Anche se non n’abbiamo traccia scritta, il suggerimento finale di Landa presumiamo fu di offrirsi unicamente per l’assistenza ai feriti, della quale si avvertiva maggiormente il bisogno, aggregandosi a qualche unità della Croce Rossa operante nel versante carlista del fronte. Questo è, infatti, quanto si può dedurre dalla seguente patente ufficiale31, inviata da Alfieri a Menni in data 25 gennaio 1874, nella quale non si fa alcun accenno ai malati mentali o di medicina generale, ma si fa menzione unicamente di soccorso ai feriti del fronte e si precisa che ne è stato informato anche il Papa Pio IX, che benedice l’iniziativa:

  Al nostro Dilettissimo e Molto Reverendo Padre Benito Menni, Delegato Generale nella Spagna.

Pio IXColla presente vi ordiniamo di prestarvi sia coi Religiosi da voi dipendenti, sia con ogni altra sorta di soccorsi che aver possiate, in sollievo dei Feriti di codesta povera Spagna, confortando, curando, assistendo quanti vi si presentino senza distinzione di partito pel solo amore di Nostro Signore Gesù Cristo: da cui solo avrete o cari Religiosi il compenso, come l’avranno quelli che coll’opera e coi soccorsi vi aiuteranno in quest’opera di carità. Colla benedizione del nostro Santo Padre Pio IX per obbedienza assunta.

  L’immediato assenso di Alfieri al progetto di far partire i Confratelli spagnoli per il fronte lo si comprende ricordando le memorande esperienze di assistenza ai feriti di guerra che egli aveva ripetutamente avuto durante le guerre risorgimentali italiane, a cominciare da quella del 1848, quando aveva guidato un gruppo di Confratelli in prima linea, prodigandosi negli Ospedali da campo di Valeggio, Volta Mantovana e Castiglione33; e poi nel 1859, quando nel nostro Ospedale di Verona, di cui era Priore, s’era talmente distinto nell’assistere i militari feriti che l’imperatore austriaco Francesco Giuseppe, venuto il pomeriggio del 4 luglio a visitarli, gli assicurò di non aver mai visto Ospedale migliore per i suoi soldati e all’indomani gli fece consegnare dal suo Aiutante il principe Hohenlohe la decorazione di Cavaliere, che Alfieri accettò con riconoscenza ma a condizione di non essere mai tenuto a portarla34; e di nuovo a Roma nel 1870 era stato lieto d’organizzare nel nostro Ospedale dell’Isola Tiberina l’assistenza ai feriti di Porta Pia35.

  Ed a parte i ricordi personali, Alfieri da tempo riteneva che l’assistenza negli Ospedali militari fosse particolarmente congeniale al carisma dei Fatebenefratelli, tanto che il 22 settembre 1866, durante un suo viaggio a Madrid, aveva tenuto una relazione dinanzi ai componenti della Direzione degli Ospedali Militari di Spagna per lanciare l’idea di una utilizzazione istituzionale dei nostri Religiosi in tali Ospedali. L’idea fu ben accolta e fu perfino inviata nel maggio 1867 all’esame del Parlamento36, anche se poi risultò inattuabile37 per il disastroso evolversi della situazione politica nel settembre 1868, quando Isabella II perse il trono.

San Benedetto Menni - Bracciale Croce Rossa

  In obbedienza alla patente inviatagli e con il pieno incoraggiamento di Alfieri, Menni lasciò Marsiglia il 31 gennaio 1874 e si recò in Navarra ad Estella, dove fu inquadrato nella Sanità Militare dei Carlisti quale aggregato della Croce Rossa insieme al seguente primo gruppo di Confratelli spagnoli: fra Narciso Doménech38, che morì ad Irache il 5 settembre 187439; fra Nonito Blanch, che l’anno dopo, fiaccato dalla tubercolosi, fu costretto ad abbandonare il fronte e morì il 15 marzo 1875 nella Comunità di Barcellona40; fra Sebastiano Martí41; fra Giacomo Rovira42. Essi furono utilizzati sia negli Ospedali da Campo, sia nelle unità mobili di Ambulanza che seguivano i combattimenti in prima linea. Fra Luciano del Pozo, che in gioventù fu presente sul fronte carlista43, così sintetizza le prestazioni dei Confratelli44:

  OLYMPUS DIGITAL CAMERA“I nostri Frati nei campi di battaglia si prodigavano come barellieri ed aiutavano i chirurghi nel prestare i primi soccorsi, occupandosi poi di trasportare i feriti negli Ospedali. Ricevevano il rancio ed un piccolo contributo per gli indumenti ed altre necessità personali, condividendo nelle marce di trasferimento i comuni disagi, considerato che le effettuavano a piedi e con la borsa di soccorso in spalla”. Secondo quanto attesta45 fra Gerolamo Tataret46, che dal Registro risulta partito da Marsiglia per il fronte spagnolo l’8 dicembre 1874, Menni ed i suoi Confratelli furono destinati inizialmente a Leiza e successivamente nell’Ospedale di Portugalete. Qui ed in quello di Santurce restarono fino all’11 aprile 1874, poi accompagnarono da Portugalete un convoglio di feriti, trasferendosi con essi ad Irache, che era un’antica abbazia trasformata in Ospedale dalla Croce Rossa47. L’abbazia era poco fuori Estella, la città della Navarra scelta come residenza dal pretendente don Carlos.

Per le sue incombenze in Ospedale Menni aveva spesso necessità di recarsi a Estella, dove conobbe il Rettore del Santuario Mariano del Puy, don Giuseppe Maria Arrastia, che divenne suo amico entusiasta e che per i suoi restanti vent’anni di vita fu uno dei più zelanti nell’indirizzare candidati sia al nostro Ordine, sia alle Suore Ospedaliere del Sacro Cuore di Gesù, fondate da Menni nel 188148.

  Menni raccolse varie vocazioni anche tra le file dell’esercito carlista ed il primo fu il giovane Angelo Anacabe che il 21 marzo 1874 ottenne l’autorizzazione militare49 a lasciare il Corpo degli Alpini per “entrare come novizio nell’Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio, dedicato oggi al servizio dei feriti e dei malati del Regio Esercito”. Menni l’accettò come postulante l’11 maggio 1874, gli impose l’abito religioso il 5 agosto, assegnandogli il nome di fra Raffaele ed inviandolo al Noviziato di Marsiglia, dove entrò il 17 agosto 1874 assieme ad altre due giovani candidati spagnoli: tutti e tre furono ammessi ai Voti il 28 agosto 1875. Il Necrologio delle Province Spagnole segnala che fra Raffaele morì nella nostra Comunità di Barcellona l’8 gennaio 1883.

  I due compagni di Noviziato di fra Raffaele furono Gabriele Goñi, originario della Navarra e che da frate assunse il nome di fra Luigi Gonzaga, santamente perseverando finché lo colse la morte nella nostra Comunità di Siviglia il 12 marzo 1890; e Valentino de San Segundo, accettato sul campo di battaglia da Menni come Postulante il 24 maggio 1874 e che da frate assunse il nome di fra Giovanni della Croce53, divenendo uno dei più validi collaboratori di Menni come Priore, Maestro dei Novizi e Consigliere Provinciale, finché rese l’anima a Dio nella Comunità di Ciempozuelos il 9 febbraio 1930.

  Per incoraggiare l’afflusso di altri giovani, Menni da Irache il 15 aprile 1874 diffuse un appello vocazionale tra i giovani e, due giorni dopo, provò a mandarne per conoscenza una copia anche ad Alfieri: non era facile inviare posta a Roma, ma vi riuscì attraverso la Francia e così brevemente riassunse nella sua lettera al Superiore Generale quei suoi primi mesi al fronte:

  “Non permettendoci le occupazioni di esporre il tutto, mi limito col fare sapere che ci hanno fatto passare dagli Ospitali in Santurce e Portugalete a questo di Irache vicino Estella in Navarra. Tutti quattro godiamo buona salute a Dio grazie, e sebbene siamo stati vari giorni sotto il bombardamento repubblicano in Santurce e che abbiamo visto molte bombe scoppiare al nostro lato, passare sulla Casa, nessun’altra disgrazia abbiamo avuta se non che il padre José fu lievemente contuso da pezzi di un muro rotto da una bomba che scoppiò quasi sulla sua testa, ed a poca distanza di me. Io passai col Santissimo Sacramento alla mano in cima delle ruine della nostra cappella, perché temendo che una palla entrasse nel Tabernacolo, andiedi correndo a ritirare di colà il Santissimo Sacramento. Gli altri pure con noi furono riempiti di terra e calce di un muro rotto da altre bombe cadute a qualche passo da noi: in fine la Vergine Santissima ci salvò tutti. Il giorno 25 marzo fu il più terribile. Qui si sta assai più sicuri e tranquilli. Quest’edificio era una antica abbazia benedettina. Abbiamo oltre 300 fra feriti ed infermi e se ne possono collocare altrettanti più se il locale si raccomodasse”.

  Nell’Ospedale di Irache la notte del primo luglio 1874 Menni ebbe la sorpresa di vedersi presentare il pioniere della Croce Rossa in Spagna, l’amico Nicasio Landa, venuto con un convoglio di carri ambulanza a prelevare alcune centinaia di feriti repubblicani ricoverati dopo la battaglia di Abárzuza ed il cui trasferimento nell’Ospedale repubblicano di Logroño era stato autorizzato dal generale carlista Dorregaray, che nel giugno 1875 patteggerà la resa segreta degli ufficiali, preludio al chiudersi della guerra.

  Landa descrisse il trasloco dei feriti in una dettagliata relazione pubblicata da un periodico del tempo e nella quale ci tenne a sottolineare lo zelo con cui vide assistiti i feriti nell’Ospedale di Irache dal personale religioso, rimarcando tra l’altro che quando all’alba del 2 luglio iniziarono il lungo lavoro di sistemare nei 50 appositi carri, trainati da muli, i 180 feriti in grado di affrontare il trasferimento (per altri 40 risultò sconsigliabile), “Le Suore della Carità non consentirono che alcun ferito partisse prima d’aver terminata la colazione; ed i padri ospedalieri di San Giovanni di Dio, che costì dirige il mio amico e delegato generale dell’Ordine, Padre Menni, vollero prima rinnovare a tutti le medicazioni

  Appena la lettera di Menni da Irache giunse ad Alfieri, questi sollecitò le Province dell’Ordine ad inviare Confratelli in Spagna. In effetti ne vennero alcuni e Juan Ciudad Gómez cita in concreto “due medici inviati dalla provincia di Stiria, fra Alfredo Calò, Dottore in Medicina, e fra Edoardo Benedric, Chirurgo e il padre Efrem Bernard, francese”.

  Riguardo al francese fra Efrem Maria Besnard, va precisato che in un primo momento era stato mandato in aiuto della nuova fondazione di Barcellona, di cui nell’ottobre 1872 era stato nominato infermiere maggiore e Vicario-Priore, restando alla guida della Comunità fino al marzo 1873, mese in cui probabilmente partì per il fronte60.

  Riguardo ai due confratelli medici, dalla corrispondenza che si conserva nel nostro Archivio Generalizio61 risulta che la Comunità di Graz, dalla quale germoglierà nel 1878 la Provincia di Stiria, rispose con entusiasmo all’appello di Alfieri ed il Priore gli scrisse il 23 aprile 1874: “vi manderò il nostro buon triestino fra Alfredo pel campo di Don Carlos”. Alfieri acconsentì e fra Alfredo Calò, cui mancavano due anni per laurearsi in Medicina, raggiunse in giugno Marsiglia e poco dopo ?Irache, da dove riuscì a far pervenire una lettera al Priore di Graz, che ne riferì l’11 agosto ad Alfieri, dicendosi sorpreso del coraggio operatorio dimostrato da fra Alfredo sul fronte spagnolo.

  Da Graz era stato proposto anche il croato fra Edoardo Benedičič, che aveva maggior pratica professionale e parlava discretamente l’italiano, ma mancandogli appena due mesi per laurearsi in Medicina e Chirurgia, Alfieri dispose che finisse gli studi.

  A Graz, ospite delle Clarisse, viveva Maria Beatrice d’Este, madre del pretendente don Carlos; informata che fra Edoardo partiva volontario per un ospedale carlista in Navarra, gli finanziò il viaggio con un’offerta di 100 fiorini; inoltre il Priore di Graz donò a fra Edoardo vaccini da utilizzare al fronte per un valore di 200 franchi. Fra Edoardo partì in novembre ed il 27 era già a Milano; dopo un avventuroso viaggio, ostacolato da neve e maltempo, arrivò ad Irache all’antivigilia di Natale. Da una lettera inviata il 17 gennaio 1875 da fra Alfredo sappiamo della sua presenza nella battaglia di Los Arcos, dove eseguì con successo un’amputazione: in quel frangente fece 14 interventi, fra Edoardo 20 ed un medico civile .

  Frattanto fu affidato a Menni un Ospedale istituito in una stazione di posta a Gomilaz, poco fuori Ochandiano, come sappiamo da due lettere del 3 aprile e del 25 maggio 1875 che scrisse al Priore di Marsiglia, cui confida68:

  “Dovete perdonarmi il mio lungo silenzio, perché sono sempre sovraccarico di lavoro: l’unico frate che mi poteva aiutare nella direzione di questo ospedale, è gravemente ammalato, cioè fra Paolo Maria. Così sono obbligato a tenere i registri, a fare i conti, gli acquisti e tutto, oltre la direzione. Ringraziamone il buon Dio. Egli sa di che cosa abbiamo bisogno. Sia baciata la sua santa mano”.

  A Gomilaz il 15 giugno 1875 si unì a Menni fra Lucio López70, che in un promemoria stilato il 6 aprile 1911, rievocante la sua partecipazione alla guerra civile carlista71, accennò ai frati esteri venuti a dar man forte e citò non solo i due medici di lingua tedesca, di cui gli era rimasta impressa la notevole statura, ma anche il francese fra Efrem Maria Besnard, nonché un polacco di cui non ricorda il nome, ma che è da presumersi fosse fra Adalberto Stanislao Motyczynski, nativo di Cracovia ed in Francia dal 1873, e perfino un turco, che gli sembrava si chiamasse fra Giovanni, però l’unico con tale nome di cui resta traccia era fra Giovanni de Cordoba, che risulta presente a Gomilaz e ad Alava72, ma che era spagnolo, sicché dobbiamo pensare che alluda invece a fra Antonio Maria Tergiman73, nativo di Cipro, e che era partito da Marsiglia per la Spagna il 22 settembre 1874.

  Fra Lucio descrive anche i tragici momenti quando un attacco costrinse ad evacuare l’ospedale di Gomilaz: Menni “si comportò da eroe, accudendo i feriti e preparando lasciapassare per gli officiali e soldati da trasferire a Santa Agueda, nonostante il nemico fosse ormai vicino e così intenso il fuoco di fucileria e d’artiglieria da doversi tener riparati, però Menni non si tirò indietro davanti al dovere, ma restò fermo fino alla fine, ponendo in salvo tutti i feriti”.

  A Santa Agueda i feriti furono sistemati nel locale Stabilimento Termale e si conserva nell’archivio delle Suore Ospedaliere una lettera inviata da Menni il 24 settembre 1875 alla famiglia di un soldato ventiquattrenne deceduto, nella quale si firma con la qualifica di Cappellano Castrense dell’Ospedale di Guerra di Santa Agueda.

  Tra i compiti dei volontari era anche dare sepoltura ai caduti ed a tal proposito fra Luciano ci ha descritto con viva plasticità74 l’esperto volteggiare di Menni in groppa ad un agile destriero per gli aspri dirupi di Lumbier alla ricerca di salme insepolte, agitando il vessillo della Croce Rossa per indicarle ai compagni e per allontanare i corvi, già volteggianti impietosi su di esse.

  In un esposto di fine dicembre 1875 al Comandante Generale di Vizcaya, Menni così sintetizza gli avvenimenti, citando sei differenti Ospedali da Campo per i quali era già successivamente passato: “La nostra Corporazione religiosa ospedaliera in questi due anni è andata prestando i suoi servizi ospedalieri ai soldati di Sua Maestà in Santurce, Portugalete, Irache, Abárzuza, Lacar, Lumbier ed in tutti i combattimenti attorno a tali zone in varie occasioni degli ultimi tempi; in tutto questo tempo abbiamo perduto vari dei nostri confratelli. Uno fu ferito, due morirono ed altri ammalarono di modo da non esser più utili pel servizio”.

  La guerra carlista volgeva ormai al suo epilogo. Da una lettera inviata ad Alfieri il primo gennaio 1876 dal Priore di Graz risulta che fra Alfredo era ancora ad Irache e fra Edoardo nella zona di Lumbier con un’ambulanza che poi però, come egli informò l’8 marzo, fu catturata il 25 febbraio, per cui si rifugiò a Marsiglia76.

   Poco prima che si concludesse la guerra, Menni iniziò a far piani per restare in terra basca, dove avevano apprezzato la dedizione e la competenza dei Fatebenefratelli impegnati al fronte; egli il 23 novembre 1875, dopo averne ottenuto permesso dalle Autorità di Guipúzcoa, aprì ad Escoriaza un Istituto Psichiatrico77, nel quale raccolse soprattutto quanti per i frangenti di guerra, non risultando possibile ricoverarli nei manicomi di Valladolid e Saragozza, erano stati addirittura messi in carcere.

  Purtroppo a guerra ultimata la nuova dirigenza politica mostrò ostilità  a tale iniziativa e Menni il 15 aprile 1876 si vide costretto a notificare la chiusura dell’Istituto ed a trasferirsi a Madrid78. Egli però non rinunciò al sogno e, allorché giunse il momento propizio, acquistò in Provincia di Guipúzcoal’Istituto Termale di Santa Agueda, lo stesso dove egli aveva assistito i feriti della guerra carlista, ed il primo giugno 1898 vi inaugurò un Istituto Psichiatrico79, del quale affidò alle sue Suore Ospedaliere la sezione femminile, oggi autonoma e chiamata in basco Aita Menni, ossia “Padre Menni”, mentre la sezione maschile, gestita dai frati, è intitolata al Sacro Cuore di Gesù.

Fra Giuseppe Magliozzi o.h.

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[1] Cf. Giuseppe Magliozzi, San Benedetto Menni da volontario a santo, in «Vita Ospedaliera», LXIV, n. 6, giugno 2009, pp. 11-14. Per l’edizione annotata cf. Giuseppe Magliozzi, San Benedetto Menni, da volontario a santo, in «Il Melograno», XI, n. 19, 21 giugno 2009, pp. 1-6.

[2] La guerra carlista, che durò dal 1872 al 1876, fu puramente interna e limitata al nord della Spagna, dove arrivò a costituirsi un effimero stato carlista, estendentesi nella Navarra e nelle Province di Alava, Guipúzcoa e Vizcaya. La guerra nacque dal tentativo di Carlo VII di Borbone (fu dal 1868 al 1909 il quarto pretendente carlista al trono di Spagna) di porsi alla guida della nazione con un programma politico, sintetizzato nel motto “Dio, Patria e Re”, diametralmente opposto all’orientamento liberale e spesso ferocemente anticlericale, in auge in Spagna ormai da decenni. Agli inizi del 1872 era re di Spagna Amadeo I di Savoia, ma l’11 febbraio 1872 il Parlamento ne accettò l’abdicazione e proclamò la Repubblica, che ebbe però breve durata; seguì un regime militare, finché nel dicembre 1874 venne restaurata la monarchia e chiamato al trono Alfonso XII di Borbone, di tendenze liberali, che sbarcò a Barcellona il 10 gennaio 1875 e riuscì l’anno seguente a finalmente riunificare la Spagna sotto un solo scettro.

[3] Mi riferisco alle seguenti: Luciano del Pozo, Caridad y Patriotismo, Barcelona, Luis Gili, 1917; Manuel Martín, El Rvmo. P. Fr. Benito Menni, Madrid, Imp. del Asilo de Huérfanos del S. C. de Jesús, 1919; Juan CiudadGómez Historia de la Orden Hospitalaria de San Juan de Dios, Granada,Archivo Interprovincial, 1963; Juan Ciudad Gómez, El resurgir de una obra, Granada, Archivo Interprovincial, 1968.

[4] Uno dei pochi accenni è in un promemoria inviato nel 1902 al vescovo di Madrid, in cui scrive: “Ricevetti ordine dal nostro Superiore Generale di passare nella Spagna del Nord guidando alcuni nostri religiosi nell’assistenza ai feriti della guerra civile, soffrendo travagli e affrontando i relativi pericoli fino al termine di essa” (cf. F. Lizaso, op. cit., lettera 336, p. 455).

[5] Fu a motivo di tale animosità che, come vedremo, Menni nel 1876 si vide costretto a chiudere l’Ospedale fondato ad Escoriaza. Cf. L. del Pozo,op. cit., pp. 142-144.

[6] Mi limito qui a ricordare la lapidaria conclusione della rassegna storicad’uno psichiatra spagnolo: Senza Menni la Storia dell’Assistenza Psichiatrica in Spagna sarebbe stata differente”. Cf. Manuel MartinCarrasco, Benito Menni y la Asistencia Psiquiátrica en España en el siglo XIX, Pamplona, Coleccion «HSC», 1994, p. 301.

[7] Per l’efficace suo impegno contro l’epidemia di colera del 1885, cf.Giuseppe Magliozzi, Menni buon Samaritano, in «Vita Ospedaliera», LVI, n. 5, maggio 2001, p. 15; Giuseppe Magliozzi, Volontariato con Maria, in«Vita Ospedaliera», LVI, n. 9, settembre 2001, pp. 89.

[8] Anche dopo la guerra carlista ci furono altre occasioni in cui Menni s’impegnò in questo specifico campo d’assistenza. Cf. Giuseppe Magliozzi, A servizio dei feriti di guerra, in «Vita Ospedaliera», LVI, n. 11, novembre 2001, p. 16.

[9] Di tale perizia poté testimoniare per esperienza diretta L. del Pozo, op. cit., p. 121. Lo stesso Menni, in una lettera ad Alfieri del 2 febbraio 1869, descrisse la prontezza con cui a Barcellona era riuscito a salvare, in una situazione d’emergenza, la vita di fra Materno Seregni e ne trasse spunto per chiedere al Padre Generale di fargli avere il permesso del Santo Padre di poter esercitare la chirurgia nonostante l’ordinazione sacerdotale (cf.Celestino Mapelli – Giovanna della Croce Brockhusen, Padre Giovanni Maria Alfieri. Priore Generale dei Fatebenefratelli, Milano, Ed. Fatebenefratelli, 1994, vol. III, pp. 750-752).

[10] Per un suo completo profilo biografico cf. José Javier Viñes, El doctor Nicasio Landa: médico y escritor, Pamplona 1830-1891, Pamplona,Institución Príncipe de Viana, 2001.

[11] Cf. Jose Antonio Marcellan, Pamplona. El 125 aniversario de la Cruz Roja Española, in «Ecclesia», n. 4.234, 29 luglio 1989, p. 8.

[12] Cf. C. Mapelli – G. Brockhusen, op. cit., vol. III, p. 256.

[13] Cf. Gabriele Russotto, San Giovanni di Dio e il suo Ordine Ospedaliero, Roma, Ed. Ufficio Formazione e Studi dei Fatebenefratelli,1969, vol. II, p. 304. Sia la traduzione francese di questo trattato (Parigi,1982, vol. II, p. 320), sia quella inglese (Stillorgan, 1992, vol. II, p. 302) riproducono un dipinto conservato nella Curia della nostra Provincia Francese e che ha per soggetto due Confratelli francesi, col nostro abito ed il bracciale della Croce Rossa, mentre raccolgono i feriti durante una battaglia della suddetta guerra del 1870; per una foto di tale dipinto cf. anche GiuseppeMagliozzi, A servizio…cit., p. 16.

[14] A motivo di ciò, la seziona spagnola della Croce Rossa, che nella testata della propria rivista e nella documentazione ufficiale usava definirsi “Asociación para Socorro a Heridos en Campaña”, completò da allora in poi tale definizione aggiungendovi “y Luchas Civiles”, ossia: Associazione di Soccorso ai feriti di Guerra e di Lotte Civili.

[15] In una lettera del 30 marzo 1898 così Menni rievoca i terribili frangenti in cui si ritrovò il Giovedì Santo del 1873: “Domani si compiranno 25 anni dal giorno in cui, per tre volte, furono sul punto di uccidermi. Ebbi la fortuna di trascorrere in carcere, per amore del mio amatissimo Gesù, la notte tra il 31 marzo ed il primo aprile, dopo essere stato, come Lui, esposto là, su due balconi, ad attendere la condanna a morte o l’assoluzione: tutto questo davanti ad un popolo furibondo”. Cf. Lettere di P. Benedetto Menni alle Suore Ospedaliere del S. Cuore di Gesù (1883-1913), Morlupo, Provincia Italiana delle Suore Ospedaliere del Sacro Cuore di Gesù, 1994, p. 464.

[16] Erano i Professi fra Narciso Domenech e fra Paolo Maria González; ed i Novizi fra Giacomo Rovira e fra Gerolamo Tataret. Questi sono i nomi ricavabili dal Registro della nostra Comunità di Marsiglia, gentilmente consultatomi dall’archivista della Provincia Francese, sig.a Marie Rablat, e va pertanto ritenuto una svista il fatto che J. C. Gómez (cf. El resurgir…cit., p. 114) al posto di fra Narciso Domenech elenchi fra Nonito Blanch. Per inciso,dal suddetto Registro di Marsiglia risulta che tra l’aprile del 1873 ed il novembre del 1874 giunsero in Comunità ben undici confratelli spagnoli, tra cui due novizi e due postulanti, ma al momento del loro rientro in Spagna non viene precisato nel Registro chi di loro si diresse a Barcellona e chi invece al fronte; per Menni è segnalata la definitiva partenza da Marsiglia il 31 gennaio 1874.

[17] Cf. L. del Pozo, op. cit., pp. 134-135.

[18] Nel clima particolarmente arroventato della guerra civile non fu sempre facile far accettare la neutralità della Croce Rossa. Quando, ad esempio, alcuni rappresentanti della Croce Rossa di Barcellona, saputo di uno scontro con i carlisti avvenuto a Tarrasa, vi si recarono per organizzare il soccorso ai feriti, furono aggrediti e svillaneggiati come spie carliste e solo a stento il Promotore Fiscale riuscì a sottrarli al linciaggio. Cf. la protesta della Sezione della Croce Rossa di Barcellona pubblicata in «La Caridad en la Guerra.Boletín Oficial de la Cruz Roja. Asociación para Socorro a Heridos en Campaña y Luchas Civiles. Asamblea Española », (Madrid), III, 30,settembre 1872, p. 3. Analoghi incidenti sul fronte carlista appaiono segnalati in una lettera di Landa del 4 luglio 1874 (cf. Nicasio Landa, Cartas de la Cruz Roja, in «La Epoca» del 9 luglio 1874).

[19] Per una foto di questa credenziale, conservata nell’Archivio Generalizio delle Suore Ospedaliere del Sacro Cuore di Gesù, cf. Giuseppe Magliozzi,Da 10 anni la Croce Rossa vanta tra i suoi un Santo, in «Vita Ospedaliera», LXIV, n. 11, novembre 2009, p. 12.

[20] V’erano accolti orfanelli sia con scrofolosi, sia con rachitismo, che a quei tempi erano due diagnosi molto frequenti, ma dai confini incerti e racchiudenti quadri patologici disparati. L’Istituto di Ricovero fondato a Barcellona da Menni non solo fu il primo Ospedale Pediatrico della Spagna (fino allora i fanciulli venivano ricoverati nei reparti femminili se sotto i 12 anni d’età; e in quelli maschili dopo tale età), ma con la sua ampia casistica e grazie al valido corpo sanitario contribuì notevolmente a distinguere nell’ambito della scrofolosi i quadri patologici autenticamente tubercolari da quelli di altra natura, il più spesso sifilitici; e nell’ambito del rachitismo i quadri da carenza vitaminica da quelli in realtà di differente eziologia, per lo più tubercolare o eredoluetica. Altro grosso merito scientifico dell’Ospedale “San Juan de Dios” di Barcellona fu di avere, grazie al rigoroso impegno professionale dei Fatebenefratelli nell’osservanza dell’asepsi, consentito lo sviluppo della chirurgia ortopedica riparativa, altrove quasi mai applicata per il fondato timore di complicazioni infettive, non disponendosi allora di antibiotici per dominarle (cf. José Alvarez Sierra, Influencia de San Juan de Dios y su Orden en el progreso de la Medicina y la Cirugía, pp. 63-76 e pp. 109-119).

[21] Sorgeva nell’allora suburbio di Gracia, all’angolo tra la calle Rosellón e la calle Muntaner, nell’area oggi occupata dal Collegio “San Miguel”. Cf.Manuel Rodríguez García, Colegio «San Miguel»: Historia de un centenario (1898-1998), in «Madre y Maestra» (Madrid), CXXVIII, 385, marzo 1999, pp. 85-96.

[22] Cf. Giuseppe Magliozzi, San Benedetto Menni, in «Annali di Nostra Signora del S. Cuore» (Roma), CXXVII, 11, novembre 1999, pp. 4-6.

[23] Cf. C. Mapelli – G. Brockhusen, op. cit., vol. III, pp. 760-762. Menni sembra ignorare che il Concordato del 1851 tra Spagna e Santa Sede non elencava i Fatebenefratelli tra gli Istituti missionari riconosciuti dal Governo o forse egli confidava di far valere la parziale eccezione concessa ai Fatebenefratelli dalla legislazione eversiva del 1836.

[24] Anni dopo, rievocando quel drammatico episodio con le sue Suore, quando gli chiesero che cosa avesse provato trovandosi in acqua, rispose sorridendo: “Per prima cosa ringraziai Iddio che sa tirar fuori bene dal male, poiché mi ricordai delle molte volte che, disobbedendo a mia madre, marinai la scuola per andare a nuotare con i compagni” (cf. M. Martín, op. cit., vol. I, p. 60).

[25] Cf. J. Ciudad Gómez, El resurgir…cit., p. 120.

[26] Cf. G. Magliozzi, Da volontario della Croce Rossa a Santo della carità ospedaliera, in «Il Melograno», I, 5, 24 ottobre 1999, p. 28.

[27] Per la foto di uno di tali bracciali, usato da Menni e custodito nella Curia Generalizia delle sue Suore, cf. Giuseppe Magliozzi, San Benedetto Menni e l’Anno Internazionale del Volontariato, in «Vita Ospedaliera»,LVI, 1, gennaio 2001, p. 17. Per la foto di un dipinto raffigurante Menni ed i suoi confratelli in azione sul fronte di guerra, recando bracciali e bandiera, cf.Giuseppe Magliozzi, San Benedetto Menni, Volontario della Croce Rossa,in «Vita Ospedaliera», LVI, 4, aprile 2001, p. 10.

[28] Cf. Processo Apostolico Suppletivo di San Benedetto Menni, vol. V, doc. n. 36, pp. 215-216. Cf. anche Documenti relativi ai rapporti del P. Benedetto Menni con la Croce Rossa (1873-1876), in «Hospitalarias»(Madrid), 237, aprile-maggio 2001, p. 23.

[29] Oltre ai quattro che abbiamo visto erano partiti con lui per Marsiglia in aprile, risulta dal citato Registro di Comunità che l’aveva raggiunto il 13 ottobre anche fra Giuseppe Maria Elias; il sesto potrebbe essere fra Sebastiano Martí, segnalato da J. Ciudad Gómez, El resurgir…cit., p. 121.

[30] Intende quello che aveva aperto a Barcellona nel suburbio di Gracia. In esso al momento erano restati nove Confratelli, di cui sei spagnoli. Cf. J. Ciudad Gómez, El resurgir…cit., p. 118.

[31] L’ho ricopilata da una fotocopia del documento originale italiano consegnatami dalle Suore Ospedaliere del Sacro Cuore di Gesù. La versione spagnola figura dattiloscritta nel Proc. Ap. Suppl., vol. V, doc. n. 37, p. 217e fu pubblicata da M. Martin Carrasco, op. cit., p. 331.

[32] Si ricordi che era stato proprio il Beato Pio IX a disporre l’invio di Menni in Spagna ed è ovvio che ora ne benedica la nuova iniziativa. Cf.Giuseppe Magliozzi, Pio IX e San Benedetto Menni, in «Il Melograno», II, 12, 3 settembre 2000, pp. 1 e 3.

[33] Lo rievoca lo stesso Alfieri in un memoriale consegnato in Madrid il 18 settembre 1866 al Marchese di Siviglia. Cf. Avelino Ruiz, En seis capitulos: Historia de la Restauración de la Orden en España, in «La Caridad», 210, luglio-agosto 1967, p. 286.

[34] Cf. C. Mapelli – G. Brockhusen, op. cit., vol. I, p. 247.

[35] Cf. Giuseppe Magliozzi, L’assistenza prestata dai Fatebenefratelli dell’Isola Tiberina agli Ufficiali feriti nei combattimenti del 20 settembre1870, in «Vita Ospedaliera», XXVI, 11, novembre 1971, pp. 264-272.

[36] Cf. A. Ruiz, art. cit, pp. 289-292 e 311.

[37] L’idea fu felicemente ripresa nel 1920 quando fu firmato un accordo col Ministero dell’Esercito, che istituì un Padiglione Militare all’interno del nostro Ospedale di Ciempozuelos, nel quale i Confratelli potevano espletare il loro servizio di leva (cf. José Daniel Fernández, Nueva Frontera Hospitalaria, Madrid, Hermanos de San Juan de Dios, 1969, p. 534).

[38] Fra Narciso Domenech Homs, nato a Madremaria (Gerona) il 30novembre 1847, entrò nell’Ordine il 21 marzo 1870, Professo semplice il 30 maggio 1872. Trasferito a Marsiglia, partì per il fronte il 24 giugno 1874.

[39] Ai funerali di fra Narciso accorse spontaneamente gran parte delle popolazione di Irache e Ayegui, nonché il clero e le Autorità Municipali;vennero molti anche da Estella ed il clero delle sue tre Parrocchie. Cf. L. del Pozo, op. cit., p. 137.

[40] Fra Nonito Blanch y Rull, nato a La Riera (Tarragona) il 6 agosto 1839, primo postulante in Barcellona il 2 gennaio 1868, iniziò il Noviziato il 9 giugno 1868, Professo semplice il 31 luglio 1869 e Solenne il 25 marzo 1873.Arrivato a Marsiglia il 17 ottobre 1874, partì l’8 dicembre 1874 per il fronte, dove si prodigò negli ospedali di Ochandiano, Santurce e Irache.

[41] Fra Sebastiano Martí Oller, nato ad Abrera (Barcelona) il 12 aprile 1840, entrò nell’Ordine il 20 maggio 1869, Professo semplice il 10 settembre 1871 e Solenne il 29 settembre 1875, morì il 14 luglio 1880 a Ciempozuelos.

[42] Fra Giacomo Rovira Voltá, nato ad Corbera (Barcelona) il 15 marzo 1852, entrò nell’Ordine il 5 marzo 1872, Professo semplice il 16 novembre1873 e Solenne il 2 febbraio 1877, morì il 16 dicembre 1889 a Santa Agueda. Arrivato a Marsiglia il 6 aprile 1873, partì per il fronte il 31 gennaio 1874.

[43] Il Necrologio delle Province Spagnole ricorda la morte di fra Luciano del Pozo Zalamea il 31 dicembre 1920 a Ciempozuelos.

[44] Cf. L. del Pozo, op. cit., p. 136.

[45] Cf. M. Martín, op. cit., vol. I, p. 63.

[46] Fra Gerolamo Tataret Serra, nato a Sarriá (Barcelona) il 6 aprile1839, entrò nell’Ordine il 15 agosto 1872, Professo semplice il 16 agosto1874 e Solenne l’8 settembre 1877, morì in Santa Agueda il 9 aprile 1907 dopo essere stato Priore di Barcellona e Siviglia.

[47] Martín, idem, riporta per intero sia l’ordine di trasferimento all’Ospedale di Irache per Menni ed i tre Confratelli a lui sottoposti, firmato nell’Ospedale di Santurce dal Direttore del Personale delle Ambulanze il 6 aprile, sia un’attestazione del soccorso che ricevettero l’11 aprile quando passarono per Alsasua col convoglio dei feriti che erano stati incaricati di trasferire dall’Ospedale di Portugalete a quello di Irache.

[48] Cf. Vicente Cárcel Ortí, Historia de la Congregación de Hermanas Hospitalaria del Sagrado Corazón de Jesús, Città del Vaticano, Tipografia Vaticana, 1988, pp. 136-147.

[49] Cf. il decreto della Deputazione Generale di Vizcaya riprodotto integralmente da M. Martín, op. cit., vol. I, pp. 64-65.

[50] Cf. J. C. Gómez, El resurgir…cit., p. 124.

[51] Fra Raffaele Anacabe Larriátegui, nato a Lequetio (Vizcaya) il 13agosto 1856, emise i Voti Solenni il 15 ottobre 1878.

[52] Fra Luigi Gonzaga Goñi Osinaga, nato a Rieru (Navarra) l’8 marzo1847, emise i Voti Solenni il 28 dicembre 1878.

[53] Fra Giovanni della Croce San Segundo Nieto, sacerdote, nato ad Avila il 16 dicembre 1854, emise i Voti Solenni il 1° settembre 1878.

[54] Cf. J. C. Gómez, El resurgir…cit., p. 124. Ma per la data di morte dei tre Novizi abbiamo optato per quelle indicate dal Necrologio delle Province Spagnole edito nel 1965 a Granada dallo stesso Juan CiudadGómez.

[55] Cf. Felix Lizaso Berruete, Perfil Juandediano del Beato Benito Menni (463 cartas), Granada, Archivo Interprovincial, 1985, lettera 351, p. 476-478.

[56] Cf. C. Mapelli – G. Brockhusen, op. cit., vol. III, pp. 763-764.

[57] Potrebbe essere fra Giuseppe Oriol, che J. C. Gómez cita a Barcellona fin dal 1869 come vicesuperiore senza voce canonica (cf, El resurgir…cit., pp. 101-104) e poi tra i primi a raggiungere il fronte (cf. Historia…cit., p. 467). In tal caso, secondo i dati d’archivio della Provincia Francesesegnalatimi da fra Marco Masson, si tratterebbe di Antonio Margarit, un catalano nato il 19 gennaio 1830 a Santa Eulalia de Provençana, entrato nell’Ordine l’8 marzo 1856, ammesso in Noviziato col nome di fra Oriol il 7 marzo 1857 ed ai Voti il 29 marzo 1858; partito per Barcellona il 15 marzo1869 ed ivi incardinato il 30 settembre 1869.

[58] Cf. N. Landa, art. cit., in «La Epoca» del 9 luglio 1874.

[59] Cf. J. Ciudad Gómez, Historia…cit., p. 467.

[60] Dopo la guerra carlista ritroviamo fra Efrem nel giugno 1876 a Milano, come risulta da una lettera del 26 giugno 1876 inviata da Alfieri a Menni (cf.Gabriele Russotto, Il Padre Giovanni Maria Alfieri e il Venerabile Benedetto Menni nella restaurazione dei Fatebenefratelli in Spagna”, Roma 1982, estratto da «Sprazzi di luce» (Viterbo), n. 3, ottobre 1982). Nel luglio 1877 è Sottopriore a Frascati, come risulta da una lettera del 24 luglio 1877 inviata da Alfieri al Provinciale di Francia (cf. C. Mapelli – G. Brockhusen, op. cit., vol. III, p. 73). Poi nell’estate del 1878 va pioniere nella prima Comunità aperta in Irlanda dalla Provincia Francese: ma ammalatosi, fu costretto a tornarsene in Francia agli inizi del 1880 (cf. MaryPurcel, A Time for Sowing. The History of St. John of God Brothers inIreland 1879-1979, Dublin, Hospitaller Order of St. John of God, 1979, pp. 14, 17 e 21). Dal Necrologio della Provincia Milanese risulta che morì nel1904 a Varese, Priore in attività e Consigliere Provinciale, in età di anni 78 e 56 di professione religiosa.

[61] Alcune di queste lettere furono pubblicate nel 1994 da fra Celestino Mapelli e le citerò da lui, mentre altre me le fotocopiò il prof. Luisandro Canestrini.

[62] Secondo le informazioni inviatemi da fra Luca Lanzerstorfer, segretario della Provincia Austriaca, fra Alfredo de Calò, al secolo Alessandro, era natoa Trieste il 13 Giugno 1845. Entrò nell’Ordine il 4 febbraio 1872, fu ammesso nel Noviziato di Graz il 19 maggio 1872 ed emise la Professione Semplice il 22 maggio 1873. Tornato dalla Spagna, fu ammesso alla Professione Solenne il 9 luglio 1876 e morì il 22 ottobre 1899.

[63] La conclusione del corso fu rinviata al suo ritorno dalla guerra ed, in effetti, una lettera scritta ad Alfieri dal Priore di Graz nell’ottobre 1877 menziona la ripresa degli studi di fra Alfredo. Cf. C. Mapelli – G. Brockhusen, op. cit., vol. III, p. 673.

[64] Secondo le informazioni inviatemi da fra Luca Lanzerstorfer, fra Edoardo Benedičič, al secolo Giovanni, era un croato nato il 25 aprile 1852 aEisenerz/Grain, in Provincia di Lubiana. Fu ammesso nel Noviziato di Graz il 26 aprile 1870 ed emise la Professione Semplice il primo maggio 1871. Tornato dalla Spagna, fu ammesso alla Professione Solenne il 9 giugno 1876 e morì l’8 marzo 1897.

[65] Cf. il messaggio spedito da Graz l’11 agosto 1874.

[66] Certamente li completò, poiché in un prospetto della Comunità di Graz stilato il 4 novembre 1874 troviamo già annotato accanto al suo nome:“Medico e chirurgo approvato (cf. prospetto allegato alla lettera inviata il 4 novembre 1874 dal Priore di Graz ad Alfieri per annunciargli che fra Edoardo è pronto per recarsi a Marsiglia e ricevervi istruzioni da Menni su come raggiungere il fronte).

[67] Cf. lettera inviata da Graz il 15 gennaio 1875. Il 2 marzo 1875 il Provinciale di Stiria riferisce ad Alfieri di aver consegnato a donna Beatrice la foto dei frati al fronte.

[68] Cf. C. Mapelli – G. Brockhusen, op. cit., vol. III, nota 78, p. 60.

[69] Fra Paolo Maria González Sarmiento, nato a Calatayud (Saragozza) il25 gennaio 1839, entrò nell’Ordine il 7 aprile 1868, Professo semplice il 18 ottobre 1869, nel 1872 era il Caposala dei nostri orfanelli di Barcellona e impartiva loro anche lezioni di musica. Arrivato a Marsiglia il 6 aprile 1873,partì per il fronte il 16 luglio 1874. Morì a Palencia il 4 ottobre 1896.

[70] Fra Lucio López de Gama Yñiguez de H., nato a Dallo (Alava) il 7 luglio 1851, entrò nell’Ordine il 12 marzo 1876, Professo semplice il 3 settembre 1878, Solenne il 16 luglio 1882, morì in Santa Agueda il 13novembre 1917.

[71] Cf. Proc. Ap. Suppl., vol. V, doc. n. 43, p. 225-228.

[72] Cf. C. Mapelli – G. Brockhusen, op. cit., vol. III, p. 772.

[73] Fra Antonio Maria Tergiman., nato a Larnaca nell’isola di Cipro, entrato canonicamente nell’Ordine il 17 febbraio 1877, Professo semplice il 2 febbraio 1879 ed uscito il 4 agosto 1879.

[74] Cf. L. del Pozo, op. cit., p. 136.

[75] Cf. F. Lizaso, op. cit., lettera 351, p. 484.

[76] Dopo la guerra fra Edoardo tornò a Graz, da cui poi il 4 ottobre 1877fu trasferito a Brescia (cf C. Mapelli – G. Brockhusen, op. cit., vol. III, p. 671). Col titolo di Priore onorario di Ancona arrivò il 27 settembre a Nazareth e ne divenne Priore il 4 giugno 1890. Per malattia dovette tornarsene a Graz il 1° marzo 1892 (Idem, p. 772).

[77] Cf. L. del Pozo, op. cit., pp. 138-142.

[78] Cf. L. del Pozo, op. cit., pp. 142-144.

[79] Cf. L. del Pozo, op. cit., pp. 275-276.